Top Album 2021

Una annata strana, dove ho preferito premiare album leggeri, almeno nei primi posti, data la pesantezza di tutto il resto. Ci serviva un po' d'aria fresca, almeno a livello uditivo.
Qui una playlist dei migliori singoli dell'anno, compresi alcuni che non si trovano negli album elencati.

https://open.spotify.com/playlist/1PO9iI2C45P4vG2ZMW3Qqb?si=5aa5cfefcfea4e60

1 - Roosevelt - Polydans (Synth-Pop, Dance)

Annata pesante, sotto ogni punto di vista, e si sono anche sciolti i Daft Punk. Roosevelt, il producer di Colonia, ci presenta nel suo terzo lavoro dell’ottima dance (di quella che in discoteca non si può ballare causa pandemia), riuscendo a presentare arrangiamenti sempre diversi con un sapiente uso dell’elettronica. Dopo un ottimo primo album omonimo del 2016 si era ripetuto con Young Romance del 2018 che però risultava piuttosto piatto, anche se pieno di ottimi spunti. Qui invece trova proprio la quadra tra leggerezza e raffinatezza, regalandoci 50 minuti di spensieratezza. Così si parte con un trittico di singoli, Easy Way Out, Stranger (che sembra un omaggio ai Daft Punk) e Feels Right. Già questi tre brani smuovono le gambe più ingessate. Dopo il dream pop di Closer to my Heart e l’intermezzo elettronico di Montjuic arriva un pezzone come Forget, che parte con un giro di basso alla Michael Jackson per terminare con un ritornello che sembra degli Oasis degli anni d’oro. Poi un pezzo dance come See You Again eil dream pop di Lovers ci portano agli splendidi due brani che chiudono l’album ossia Echoes e l’elettronica Sign con reminiscenze di Jamie XX. Grazie, Roosevelt, per farci dimenticare il brutto del 2021.

2 - Cosmo – La terza estate dell’amore (Synth-pop, elettronica, cantautore)

C’è chi, invece, il 2021 ce lo vuole ricordare per bene, ed è il nostro italianissimo Jacopo Bianchi di Ivrea, con il nome d’arte di Cosmo. Scusate se questa recensione è un po’ lunga, ma ci sono molte cose da dire. Cosmo è l’unico, in Italia e forse nel mondo (non sono così preparato sulla musica dello Sri-Lanka, magari lì c’è un altro così) a scrivere canzoni da ballare in discoteca con testi seri e impegnati. Questo è il suo album più politico, quello in cui espone il suo manifesto di cosa debba essere la musica oggi. Parole come pietre, specialmente in alcuni brani, mentre in altri decide di giocare con le parole alla maniera dadaista (non per niente era insegnante di italiano e storia prima di intraprendere la carriera musicale). Se Dum Dum all’inizio esalta il gusto del muoversi già con Antipop Cosmo mette in scena una potente critica al prodotto musicale di oggi, creato per il successo ma senza alcun contenuto. Non è difficile capire a chi si riferisca quando rivendica il diritto di esprimersi per quello che si vuole trasmettere e non solamente per vendere a un pubblico senza spirito critico.

È scienza della merce
Ma senza l'incoscienza
Sei morto per prudenza
Tu fai la hit, io torno vergine

Il fatto che poi tale critica sia contenuta all’interno di un pezzo sostanzialmente da ballare sembra quasi una contraddizione, ma così non è perché in ogni contesto le parole sono importanti.
La musica Illegale, il singolo uscito per primo, critica l’atteggiamento della società nei confronti dei concerti in periodo di pandemia, come se i musicisti fossero untori (definire protocolli decenti qui in Italia sembra funzioni solo per il calcio professionistico). Encomiabile il suo impegno, finora senza esito, di ripartire con concerti e balli con green pass e mascherina, con la politica che non è in grado di prendere decisioni e tutto ciò a discapito dei lavoratori dell’ambiente musicale.
Poi c’è Fresca, testo alla Panella (l’autore di testi di Battisti dopo Mogol) e anche il pezzo, elettronico e imprevedibile, sarebbe stato molto apprezzato dal sempre innovatore Battisti. A metà dell’album quattro brani senza alcuna pretesa se non quella di divertire, con testi che talvolta hanno come unico significato il congiungere parole che stanno bene insieme (Mango, La Cattedrale, Puccy Bom, il duetto di Fuori). Si chiude con altri 4 brani lunghissimi, assolutamente fuori da ogni “normalità”, che danno veramente il senso dell’intero lavoro. Questo finale di album è decisamente strepitoso, per musica e contenuti. Gundala rappresenta il flusso di coscienza di padre che vive il suo rapporto con il figlio piccolo (autobiografico), partendo da un giro musicale quasi accennato con un testo sussurrato creando verso la fine un mantra ipnotico. Io ballo è il vero e proprio manifesto dell’album: noi non siamo la nostra mente ma anche i nostri corpi, è la nostra parte animale che ci porta a vivere intensamente la vita, il ballo è la sublimazione della nostra essenza, il mezzo per unirci gli uni con gli altri. Cosmo rivendica il diritto di stare insieme e perdersi nel NOI.

Esseri umani, con la dignità di un animale
Che non sa cosa siano i confini
Che non conosce il nome dei luoghi
Ma sente gli odori, sì, segue le piste
(Io ballo)
E se questo è un gioco, è il gioco più importante del mondo
Perché il sacro, la magia, i rituali, le celebrazioni collettive
Non le sostituiremo mai
Con il lavoro, la carriera, il successo, la sicurezza, l'igiene
L'igiene
Ballo e cambio la realtà

Ah, dimenticavo. Io ballo è proprio un brano da ballare, non è che con questi testi Cosmo scrive un brano alla Guccini in modo da farci concentrare sulle parole… anche il basso che pompa serve a trasmettere il messaggio del testo.
Poi c’è Vele al Vento, in assoluto il pezzo più bello dell’album intero. Tra variazioni elettroniche e di tono ci immergiamo nella storia dell’uomo dalla nascita a oggi, perdendoci in quello che eravamo, orgogliosi di cosa siamo diventati. Otto minuti di trance.
Si chiude con Noi, l’illuminazione, il perdersi nel tutto, filosofia orientale, la natura, il respiro, noi siamo parte dell’universo e in esso dobbiamo perderci per ritrovare la nostra identità.
E viene voglia di ricominciare.

3 - Silk Sonic – An evening with Silk Sonic (soul, funk)

Bruno Mars e Anderson Paak compongono un album degli anni ’70, rispolverando in chiave moderna brani dello stile James Brown oppure Earth Wind and FIre, Marvin Gaye, Michael Jackson. Ogni brano suona come se fosse un classico d’altri tempi, e ciò vale da solo il podio. Il motore è l’eccezionale bravura dei musicisti, la splendida interpretazione vocale e il fatto che si sono divertiti come matti a partorire quest’album fuori tempo massimo. Gagliardi e trascinanti. Forza.

Un salto nel passato - White Lies – Ritual (alt-rock, dark wave)

Dal 2011 il secondo album dei White Lies, tra gli album più sottovalutati di sempre. Come sentire un ottimo album dei New Order. Ogni brano è a modo suo un classico, splendidi Strangers e Bigger than us.

4 - La Nina – Eden (Elettronica, folk)

La musicista napoletana propone un EP che, con l’aggiunta dei tre singoli che lo precedono, diventa un album di buonissimo livello. Ci sono brani folk, elettronici, urban, cantati rigorosamente in napoletano.
Fortuna è una splendida ballata folk per chitarra che narra della traversata del mediterraneo dei migranti in cerca di fortuna in Europa. Storia di Afrodite affonda le sue radici nella tradizione popolare partenopea. 00.00 house, Lassame stà urban, Niente cchiù gran brano elettronico. La musicista napoletana scrive un album davvero eclettico e la aspettiamo alla sua prossima prova.

5 - Squid – Bright green field (post-punk)

L’album d’esordio del gruppo di Brighton non lascia indifferenti. Basterebbe lo strepitoso singolo Narrator a presentare la potenza e l’energia che irradia la loro musica (per non parlare del video). L’interpretazione vocale è assolutamente unica, non avete mai sentito niente di simile.

6 - Low – Hey What (slowcore)

I low riescono sempre a stupire con atmosfere sghembe e fuori dagli schemi. A differenza del folle Double Negative qui i brani hanno un inizio e una fine e sicuramente sono più all’interno della forma canzone, ciò nonostante non sembra di essere sulla terra e pare di essere in un’altra dimensione. 

7 - Iceage – Seek Shelter (rock, post-punk)

I danesi Iceage ci presentano brani classici ed energetici con lo stile dei Verve dei tempi migliori.

8 - Steven Wilson – A future bites (prog, elettronica)

Steven Wilson è passato dal progressive dei Porcupine Tree e dei primi album (The raven that refused to sing, Hand Cannot Erase) al pop-rock di To the Bone fino all’elettronica di The Future Bites, dimostrando confidenza con ogni genere musicale. Se in quest’album non spiccano brani pop particolarmente orecchiabili è però l’intero album che se ne avvantaggia, mostrandosi molto coeso anche nella narrazione (i testi trattano dell’invadenza della tecnologia nella vita moderna). Ci si aspetta ora nel 2022 la collaborazione con Paul Draper e il ritorno con il progressive dei Porcupine Tree. Lo aspettiamo.

9 - Sweet Trip – A tiny house, in secret speeches, polar equals (dream-pop, psychedelia, shoegaze elettronico)

Da San Francisco uno di quei gruppi che in Italia lo conosceranno in 4 e io sono uno di quelli. Mi sono sparato più volte l’intero album nei lunghi viaggi in auto godendo ogni volta dei loro arrangiamenti e delle loro melodie. Dopo qualche brano si è in trance.

10 - Deafheaven – Infinite Granite (post-rock, heavy metal)

Suona come uno dei migliori album degli Alcest. Album potente ed emozionante, di solida scrittura e con ottimi arrangiamenti.

11 - Snail Mail – Valentine (indie-rock)

La giovane ragazza americana ha il gusto dell’horror (vedi i video di Valentine e di Ben Franklin) ma i ritornelli sono potenti e le chitarre picchiano il giusto. L’album scorre in maniera molto piacevole. Brava.

12 - Chvurches – Screen Violence (synth-pop)

Sono tornati i Chvrches con quello che considero il loro lavoro migliore. In alcuni brani riescono a fondere elettronica e rock come gli ultimi Anathema (Violent delights e Better if you don’t), il singolo How not to drown con Robert Smith è sicuramente affascinante se ascoltato più volte.

13 - Colapesce/Dimartino – I mortali 2 (cantautori)

L’album è del 2021, ma la nuova uscita comprende anche Musica Leggerissima, che a Sanremo ha fatto la sua bella figura, più altri remake e l’album ne esce decisamente migliorato. Era ora che anche il resto del mondo si accorgesse dei due bravissimi artisti siciliani che (come si vede nelle mie classifiche) seguo da tempo.

14 - Hamza Namira – Mawlood Sanat 80 (arab pop)

Cantare oggi in Egitto dei problemi dei giovani d’oggi è considerato sovversivo, dunque l’ottimo lavoro di Hamza Namira è stato registrato a Londra dove l’artista vive per motivi di sicurezza. Tra ballate romantiche (Fady Shewaya) e dance anni ’80 (Mawlood Sanat ’80), con escursioni nel folk tradizionale ma rivisitato (Esta3izo) ne viene fuori un album eclettico. L’artista sceglie poesie di autori più famosi o misconosciuti e le mette in musica, e il risultato è un gioiellino di pop arabo contemporaneo.

15 - Iosonouncane – IRA (elettronica, sperimentale)

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16 - Rome – Parlez vous hate? (Neofolk)

L’artista lussemburghese è al suo terzo splendido lavoro di seguito. Stavolta prende di mira il politicamente corretto imperante dei giorni nostri, mostrandoci il disfacimento culturale della nostra società occidentale. Brani brevi che colpiscono sia dal punto di vista musicale che per i testi politicamente impegnati.

17 - Caparezza – Exuvia (rap)

Ci vuole coraggio a scrivere un album come Exuvia, che si presenta come un concept e un percorso, specialmente in tempi di canzoni mordi e fuggi. El Sendero sembra un classico di Jarabe de Palo, La scelta è uno splendido omaggio a Mark Hollis e Beethoven rileggendo le scelte dei personaggi come esempi per i giovani di oggi che non sono costretti a sentirsi trascinati dalla moda imperante.

18 - Carmen Consoli – Volevo fare la rockstar (cantautrice)

Sono passati tanti anni ma Carmen Consoli ci riporta piacevolmente al cantautorato delle origini, senza rinnegare se stessa e dimostrando che, pur rimanendo nella tradizione, c’è sempre qualcosa da dire. Un salto nel passato.

19 - Circuit des yeux - -io (Alt-Folk)

Voce complessa e arrangiamento da orchestra per un album ambizioso e mai banale.

20 - Pinhdar - Parallel (dark-wave)

Il duo lombardo tiene bene il campo con brani alternativi e potenti come Parallel e l’elettronica Too Late.