2018: Georgia

Immagine di copertina

2,3 agosto

2/8
Bus da Udine in leggero ritardo. Un signore anziano di origine siciliana aspetta con me il bus, è un ex marinaio e mi racconta dei suoi trascorsi da giovane in giro per il mondo dall'America all'Asia. Sbrigo un po' di faccende su internet e dormicchio. Arrivo a Lubiana in ostello con i miei 21 chili di zaino inciampando e cadendo. Meglio qui che in montagna. Appena arrivo in ostello scoppia un violento temporale al termine del quale esco per trovare una Lubiana meravigliosa e splendente piena di turisti che passeggiano. Mai vista Lubiana così bella. Un cornetto di fronte al Tabor, un caffè in centro e un eccezionale ristorante indiano con un saporitissimo Chicken Tandoori leggendo Montalbano rendono degna la giornata. Mi sto veramente rilassando.
Bella installazione in piazza, dove al centro della piazza (e solo al centro della piazza) piove per un raggio di 5 metri.
Tornando in ostello torna la pioggia...
3/8
Sveglia la mattina presto, alle 5 sono già alla stazione delle corriere. Arrivo in aeroporto in orario, l'aereo parte in leggero ritardo ma arriva in orario. Mi vedo in aereo the shape of water di Del Toro, bel film, molto femminile. Poi attendo le 4 e vado a farmi un giro a istanbul con touristanbul di turkish airlines, tutto pagato. Viaggio in corriera fino al centro, piazze, moschea blu, santa sofia, beyazit. Il centro è un salottino, negozietti, ristoranti e bar, Splendente. Per arrivare in centro 20 km di lungomare con un parco giochi per bambini ogni 500 metri, parchi e tantissimi condomini altissimi in costruzione (residence di lusso). A cena zuppa tipica, burek, pollo con riso e un dolcetto tipico, tutto pagato. Sono al tavolo con una ragazza malese di etnia indiana che studia medicina e torna da Salonicco dove era per uno scambio, una signora ucraina che va in vacanza in vietnam e un signore sud coreano che viaggia con la famiglia e torna in corea dopo aver visitato la croazia. Così si fa un po' di conversazione e scopro che, a parte la ragazza malese che si vede che è allenata, il mio inglese non è così malvagio.
Alle 21 siamo di nuovo in aeroporto e attendiamo la notte, l'1.10, per il volo per Tbilisi. Mi bevo un caffè alle 10 nella stessa food court dove avevamo mangiato con i bimbi quando abbiano cambiato per Singapore, mi rovescio il caffè sulla maglietta, la lavo e la strizzo e mi metto il pile leggero...
Dormicchio un po' in attesa del volo che è un po' in ritardo, poi dormicchio un po' in volo, ma praticamente è una notte in bianco perchè ci portano la colazione in aereo alle 3 di notte. Arrivo in aeroporto e fortunatamente prendo l'autobus 37. Servono i soldi giusti per pagarlo, io ho cambiato ma non ho 0.5 GEL esatti, un ragazzo aveva 1 GEL e prende due biglietti e me ne regala 1. In bus strapieno mi studio la cartina e trovo una fermata a due passi dall'hotel. Lascio i bagagli e mi rimetto la maglietta e mi levo gli scarponi da montagna e mi avvio tutto assonnato per una Tbilisi deserta (è sabato e tutto parte più tardi). Il paesaggio è bellissimo, tra colline col castello sulla sponda destra del fiume e il parco modernissimo con architettura in vetro e acciaio sulle rive del fiume, tra cui il bellissimo ponte della pace. Provo una delle focaccie con il formaggio specialità della Georgia. Divina. Le macchine sono targate GE come Georgia ma anche come Genova perchè la focaccia con il formaggio è addirittura superiore a quella di Genova (però l'ho presa in un forno di periferia appena sfornata... a mezzo euro)!! Proseguo il giro e mi appisolo in una panchina. Oggi pomeriggio dormo un poco per recuperare. Prendo un caffè, sono le 8.45 del 4/3 e mando la mia prima mail...
L'appuntamento è alle 12 in Hotel.
Marcello

4, 5 agosto


4/8/18
La città di Tbilisi è veramente bellissima, in particolare la città vecchia con le casette colorate e addossate una sull'altra. Dalla zona dei bagni turchi, con molti piccoli stabilimenti termali si risale un canyon, in centro città, per circa 200 metri tra pareti verticali di roccia sopra le quali sono costruite le case. Zone pedonali, ristorantini e negozi di souvenir. Tutto molto pittoresco.
Il mio gruppetto (tranne i romani che arrivano nel pomeriggio) arriva poco prima dell'una e ci diamo appuntamento per le due per andare a farci un giro, ma visto che il giro che faranno loro nel pomeriggio è quello che ho fatto io la mattina decido di cambiare programma.
Per prima cosa me ne vado alle terme abano n.5.
Qui nella zona di stabilimenti termali Abanotubani (citata anche da Pushkin) arrivano acque calde sulfuree. La zona è a qualche centinaio di metri dal nostro hotel e si vedono le cupolue di mattoni al centro della piazza fuoriuscire dalla terra. Ci sono molti stabilimenti che affittano stanze private con o senza sauna con le vasche per gruppi da 2 a 6 persone, ma io solo sono. Dunque me ne vado nei bagni pubblici. Stanza grande con doccie e una vasca dove ci si potrebbe fare il tè, dove riesco ad entrare con pazienza per abituarmi alla altissima temperatura. Non più di due minuti per evitare cali di pressione eccessivi, poi dopo la doccia mi addormento un po' sulle lastre di marmo and repeat. Il tutto al costo di un euro e poco più. All'uscita prima aspetto che finisca di piovere e poi decido di andare a Mtatsminda, la collina alta della città, 4 km a piedi e poi la funicolare che sale di 270 metri. Da su il panorama è fantastico. C'è il ristorante, chioschi e il parco di divertimenti della capitale con anche una altissima ruota panoramica e la torre delle telecomunicazioni alta più di 200 metri.
Torno in tempo per la cena.
Vi presento i miei compagni di viaggio.
Maschi
Mauro (vicino Brescia, compagno di stanza)
Mauro
Marco
Sergio
Enzo
Roberto (romano figo, mi trovo subito bene come senso dell'humour)
Femmine
Silva (l'organizzatrice)
Rachelina
Claudia
Carla
Elisa
Laura
Età media la mia, più o meno.
E poi ci sono io, il 13mo, che si siede a capotavola.
Il ristorante fa parte di una catena di ristoranti georgiani che fanno cucina tipica a prezzi bassi, si chiama qualcosa come Tamiksino o qualcosa del genere.
Ottime le melanzane fritte in salsa di noci e la pizza ovale ripiena di carne e fagioli.
Dopo cena tutti cotti tranne io, il mio compagno Mauro e Roberto che andiamo a farci una birra in centro. E' pieno di localini appena aperti, complessini che suonano.
5/8/18
La giornata sarà un po' più calda, ieri ha rinfrescato parecchio per gli scrosci d'acqua, oggi superiamo di poco i 30, ma è ventilato e si sta bene.
La nostra guida, Teona (alta un metro e ottanta passati, da cui si capisce l'accrescitivo) ha studiato in Italia e parla benissimo l'italiano e un po' di siciliano perchè andava a partecipare a dei gruppi per la legalità con l'università di Perugia. E' bravissima e ci spiega la storia della citàà portandoci in giro per la stessa. Vediamo l'antica chiesa di Metheki, la collina (funivia) con la statua della madre della Georgia, poi ripassiamo per il centro ma ovviamente ci spiega molte cosette interessanti sugli usi e costuni della religione ortodossa georgiana, sulla storia della città e politica della nazione. Dopo un veloce pranzo ci porta a vedere il tesoro di millenni conservato al museo nazionale. Mentra molti tornano in albergo io e Mauro andiamo a vedere la stazione centrale e poi prendiamo un po' di bus e metro per tornare, così per provare l'ebbrezza dei mezzi pubblici.
A cena torniamo nel posto di ieri, stavolta crema di melanzane e Khinkali, ravioloni ripieni di quello che vuoi buonissimi ed entormi che si mangiano con le mani lasciando la parte dura di chiusura degli stessi. Stavolta la birra fa presa e andiamo a berla in un localino in cui suonano Jazz e siamo in 9,  e ci sediamo accanto a un signore italiano che viene d'estate qui un mese perchè la moglie è georgiana.
Storia recente della Georgia.
Shevardnadze perde le elezioni a inizio anni duemila e viene eletto Saakashvili, che decide che la polizia non deve essere più corrotta. Licenzia tutti i poliziotti e ne assume altri. In un paio di anni la Georgia diventa il posto con meno criminalità del mondo.
Ciò al costo di qualche falso positivo di troppo (ossia innocente in galera) e così al terzo mandato perde le elezioni.
L'Ossezia del sud, regione georgiana a maggioranza russa, chiede l'indipendenza. La Georgia va lì con i carrarmati e prende una batosta memorabile dai russi che avevano già infiltrato l'esercito. A seguire stessa storia con l'Abkazia con 230000 Abkazi di popolazione Georgiana costretti a lasciare tutti i loro averi per rientrare nella Georgia. Risultato: Abkazia e Ossezia del sud non sono più, di fatto, territorio georgiano e non co si può entrare dalla Georgia. Nell'Ossezia del sud non ci si entra proprio perchè a nord c'è il Caucaso quello alto. Risultato 2: la Georgia è in pieno sviluppo, Ossezia e Abkazia muoiono letteralmente di fame.
Vino
Con oltre 200 vitigni autoctoni (la Francia ne ha 60) il vino è la bevanda nazionale. Dappertutto vinerie e prezzi stracciati.
Domani si parte in auto, non so dove sarà il prossimo internet...
Marcello

6 Agosto


6/8/2018
Pallosissima giornata di trasferimento da Tbilisi, sudest, a Mestia, nordovest, attraverso una rete viaria principale a dir poco insufficiente.
Siamo con tre minivan da otto posto, noi 13 e tre autisti. Il viaggio attraversa tutta la Georgia da est a ovest sempre su fondovalle, in una ampia valle tra campi coltivati e colline basse, fino a che non dobbiamo passare lo spartiacque tra mar nero e caspio, con un basso passo tra il piccolo caucaso a sud e il grande caucaso a nord. Niente autostrada, una semplice statale trafficatissima piena di curve nei punti in cui la valle diventa stretta, con un traffico creativo. Non manca ovvviamente un incidente che ci rallenta per un pasio di chilometri e il motore dell'auto staccato dalla stessa sull'altra parte della strada. I georgiani guidano in maniera più ardita degli iraniani. Poi si va verso il mare attraversando una enorme pianura verso il mar Nero, e vediamo delle enormi fabbriche abbandonate dell'epoca sovietica. Finalmente, dopo essere scesi quasi al livello del mare, si inizia a salire per le montagne. Si entra nella valle dell'Erguli, mi pare, dove una diga ha creato un lago lungo una trentina di chilometri. La strada, una curva dopo l'altra, è capace di farmi venire da rimettere se non guardo fuori. Il canyon, tra pareti molto ripide, rocce nere e il fiume impetuoso che scorre mette timore. La strada corre con un bel precipizio a lato ed essendo in buone condizioni crea le premesse affinchè i nostri autisti riescano a prendersi beffe delle auto o pulmini più lenti, con una serie di sorpassi seguiti dalla frase in italiano "anche stavolta è andata bene", specialmente quando proprio non si vedeva se arrivasse qualcuno dall'altra parte. Finalmente la valle si apre. A destra una catena di montagne sui 4000 metri, con alcuni ghiacciai, a sinistra una catena di montagne di 5000 metri, con molti ghiacciai. Al termine dei boschi si vede la vegetazione di erba verde. Quando finisce in alto la vegetazione è forte il contrasto tra il nero delle rocce e il bianco del ghiaccio. Ci fermiamo a un bivio ad aspettare la nostra guida di trekking di tutto il viaggio. Si chiama David ma lo chiamano tutti Dato e parla italiano.
Una guida di nome Dato è un buon punto di partenza per affrontare i problemi che troveremo.
Arriviamo a Mestia, bellissima cittadina a quasi 1500 metri di quota, la città più importante dello Svaneti, che è la regione più remota della Georgia. Ci sistemiamo in una bellissima guesthouse che in realtà è un piccolo alberghetto. 
Prima di cena passeggiata con Rachelina e Carla in centro (Carla è in pensione, pensa a che età si può fare il giro di trekking). Il centro è carinissimo, si vede che stanno costruendo tanto, da quando hanno aperto un piccolo aeroporto si è finalmente incrementato il turismo in questa zona prima quasi completamente isolata. C'è anche la seggiovia con un paio di piste da sci, ovviamente chiuse. Non fa caldo ma neanche freddo e si sta veramente bene rispetto alla calura di Tbilisi.
Errata corrige: il mio compagno di stanza Mauro è di Padova non di Brescia.
La cena è ottima, ci sono involtini di carne avvolta nelle foglie di verza, riso con verdure e carne, zuppa d'aglio, verdure stufate e verdure crude, con un buonissimo pane georgiano, in ciabatte piatte ma morbide quasi da focaccia.
Dato ci informa che domani si parte alle 9 per fare 8 ore, 1100 di salita e 1600 di discesa con alcuni passaggi di sentiero facile ma vuole essere sicuro che non ci saranno probelmi sull'esposizione perchè andiamo alti. Faremo un passo di 2950 metri nei pressi del monte Guli, di cui probabilmente faremo la cima prima di ridiscendere a Mazeri dal lato opposto.
I minivan porteranno i bagagli a Mazeri per una strada sterrata così che domani potremo viaggiare leggeri.
Il tempo dice bene per domani, un po' peggio per i giorni che seguiranno. Vedremo.
Domani sera e per due notti dormiremo a Mazeri, un altro paesino ancora più su lungo una valle laterale. Dopodomani visita al ghiacciao dell'impressionante monte Ushba, una delle vette più impegnative della Georgia, ma tanto non dobbiamo andare in cima.
Nota: orari della Georgia.
Alle 9 inizia la scuola.
Alle 10 aprono i negozi.
La sera è tutto aperto fin tardi.
Da penisola iberica.
Non so se a Mazeri ci sarà il wifi, ma tra tre notti siamo di nuovo qui e quindi credo che lì arriverà il prossimo resoconto...
Un bacione a tutti e in particolare ai minori.
Marcello

7, 8, 9 Agosto

7/8/2018
Colazione ottima, bagagli e si parte. I nostri minivan si avventurano per una strada sterrata improbabile e sono molto rilassato al sapere che ci lasceranno in quota e non dovrò ridiscendere per quella strada. Facciamo 700 metri e passa di dislivello su un pendio ripidissimo e arriviamo a quota 2200 dove ci lasciano. Camminiamo leggeri, lasciamo gli zaini grossi in auto. Acqua, vestiti di emergenza e cibo e nient'altro. Dobbiamo salire il passo di Guli e scendere a Mazeri, dall'altra parte del monte Guli. La salita è in parte su strada. Un tipo si butta con il deltaplano. Di fronte si vedono le tre piste degli impianti sciisticii di Mestia.Intorno tutte montagne altissime, tra cui incombe il bellissimo e minaccioso monte Ushba, con i suoi due corni di oltre 4600 metri. Vedetevelo su internet che merita.
Usciamo dopo poco dalla strada sterrata per seguire una enorme conca in costa. Enorme intendo 4 km di conca in costa sotto le pareti di una montagna di 3300 metri senza nome, perchè quando gli ho chiesto il nome la guida ha risposto: "mica siamo come gli italiani che danno un nome a tutto, se una montagna non è importante non gli diamo nome!"
Nell'attraversamento di un canalone giusto al di sopra del nevaio qualcuno ha qualche difficoltà ma in realtà è solo un sentiero escursionisti esperti. Si sale verso il passo di Guli, io vorrei fare la cima, il sentiero non passa da lì, Chiedo permesso alla guida e mi faccio una corsetta per la vetta. In un quarto d'ora raggiungo l'anticima e torno indietro. Era un peccato non salire su. Raggiungo poi gli altri che salgono la cresta. Ci fermiamo a mangiare ad un bivio a quota 2954 prima di iniziare la discesa. Da qui si vedono tutti i ghiacciai del crinale che fa da confine naturale con la Russia a nord, il crinale a sud cche separa lo Svaneti alto dallo Svaneti basso e soprattutto l'Ushba.
La discesa per Mazeri è di oltre 1550 metri di dislivello, ripidissima all'inizio, semplice alla fine.
Mi metto per ultimo del gruppo per potermi fermanre (spesso) a papparmi dei deliziosi mirtilli, poi corro e recupero la coda del gruppo. Troppo bello.
Da notare che noi scendiamo tra due grandi valli con due fiumi che scendono dal monte Guli (il fiume di sinistra) e dal Mazeri, gruppo dell'Ushba, a destra. Le due valli si avvicinano talmente tanto che in qualche punto camminiamo in un sentiero sempre largo e agevole ma talvolta esposto a destra e sinistra! Ci sistemiamo in un piccolo hotel a Mazeri senza wifi, dove ceniamo benissimo, quasi tutte verdure cotte o crude, pasta e brodo di Carne con un delizioso pane locale.
La sera chiacchieriamo un po' con la guida e facciamo qualche gioco, sono le dieci e sono in camera a vedermi la quarta puntata di Orphan black. Stefania inizia a vedertelo che è proprio bello. E dai! Inizia!
Domani saliamo al ghiacciaio dell'Ushba e abbiamo un guado.

8/8/2018
Piove tutta la notte. Piove anche la mattina e non sappiamo che fare, ma poi spiove intorno alle 9 e alle 10 si parte. Grande comodità i minivan che ci portano all'inizio dei sentieri risparmiandoci 4 km di avvicinamento di sterrato. Dobbiamo risalire la valle del fiume Dolra, che scende dal monte omonimo, per poi buttarci a destra sopra delle imponenti cascate per arrivare al ghiacciaio dell'Ushba. L'inizio è piacevole su bosco, Mauro il mio compagno di stanza ha dei doloretti al ginocchio e decide di non sforzare. Dopo circa 200 metri di dislivello arriviamo in vista delle cascate, Rachelina e Elisa sono un po' provate da ieri e decidono di andare a vedere le cascate per poi tornare indietro.
Il sentiero inizia a salire ripidissimo su fango, e qualche volta scivolano i piedi anche salendo. Pendenze dal 40 al 60 percento. Si arriva a un passaggio di primo grado in cui si passa lateralmente tenendosi a un masso. Enzo e Carla, che sono i due pensionati, decidono di tornare indietro e rimaniamo in 9. Si sta in costa in mezzo a una foltissima vegetazione che rende disagevole il cammino fino ad arrivare al guado.
Non è, come ci si potrebbe immaginare, un placido fiume da attraversare bagnandosi, ma un attraversamento di vorticose rapide. Silva, Sergio e Roberto dicono stop e li capisco. Anche io sono un po' in dubbio, specialmente quando vedo passare Dato su tre sassi per i quali io non attraverserei neanche per 100000 euro con un numero di zeri a scelta. Risalgo le rapide fino a trovare un passaggio un po' più semplice. Per i sassetti di Dato passa solo Mauro, io Laura, Claudia e Marco preferiamo il passaggio individuato da me. Prima ci bagniamo un po' i piedi nell'acqua laterale non vorticosa, poi si tratta di fare un saltino di circa 1 metro e 20 proprio sopra una cascatella, e camminando un po' nell'acqua si è di là. Il saltino è semplice, ma se sbagli non so dove ti vengono a prendere. Probabilmente arriviamo direttamente in hotel via cascata con 200 m di volo. (Beh adesso esagero, però non è peregrino che se sbagli il saltino ci resti). Dato si mette dall'altra parte e ci porge la mano, e ciò mi fa propendere per il saltino che, ovviamente, riesce pulito pulito. Dato ci informa che di solito al ritorno l'acqua è più alta dunque dovremmo attraversare in un punto dove l'acqua è meno vorticosa e veloce ma bagnandoci completamente. Così arriviamo al ghiacciaio in 6. mentre vediamo moltissimi gruppi di turisti arrivare al guado e tornare indietro, tra cui anche due coppie di giovani italiani sotto la trentina. Il ghiacciao ha un fronte di 3 o 400 metri ed è alto una cinquantina, completamente coperto di pietre. Dal buco del ghiacciaio sgorga impetuoso un fiume Dalla parte superiore del ghiacciaio cadono continuamente scariche di sassi. Lo spettacolo del ghiacciaio, con le due cime gemelle del monte Ushba alle spalle meritava la salita. Faccio la discesa preoccupato per il guado ma l'acqua non è salita, così ripassiamo dove eravamo passati prima. Mi si scioglie la tensione e mi viene un sonno bestia, con un pò di mal di testa da cervicale. Faccio tutta la discesa sbadigliando per il sonno. Fortunatamente il sentiero si è asciugato e non ho più problemi di fango per arrivare a quota. Ci fermiamo a bere acqua di sorgente alla stazione della forestale a quota 2000 dove incontro anche due cavalli selvatici. Poi arriviamo al bar del parcheggio, che sa molto da posto di ristoro dei grandi parchi americani, e mi prendo qualcosina con gli altri per festeggiare. Nonostante i soli 900 metri di dislivello la difficoltà del sentiero, la sua pendenza e soprattutto il guado hanno reso la giornata impegnativa. La cena è ottima, riso con verdure, pizza, focaccia con il formaggio, insalata mista, insalata di verdure con maionese, melanzane fritte ripiene con salsa di noci, zupopa di verdure. Alla fine chiacchierata nella sala dell'hotel che pare proprio un rifugio di montagna di fondovalle.
L'indomani una traveresata da un paese all'altro facendo il periplo di un monte di 2500 metri con 850 di salita e 1050 di discesa, con l'immancabile guado.

9/8/2018
Piove tutta la notte, piove al mattino e decidiamo di cambiare itinerario. Si va a Mestia a tarda mattinata e ne approfitto per leggere e guardarmi una puntata della serie tv. Alle undici non piove più e ci trasferiamo a Mestia.
A Mestia mi mangio un pezzo di rosticceria e poi all'una andiamo alla stazione sciistica di Mestia. La salita nel bosco è molto piacevole e gustosa date le numerose piante di lamponi. In cima, all'arrivo della seggiovia, siamo a quota 2400 metri e il panorama è bellissimo nonostante le nuvole.
Solo 500 di dislivello, poco più di una sgambata.
Al rientro mi faccio una passeggiata per Mestia, molto piacevole e rilassante cittadina di montagna, con le case-torri tipiche dello Svaneti. Lo Svaneti non è stato mai invaso. Si arriva solo per due valli strettissime da sud, mentre a nord la barriera del grande caucaso scende raramente sotto i 4000 metri tra ghiacciai infiniti, non l'ideale per fare passare eserciti invasori.
Gelatino e cappuccino leggendomi il giornale. Oggi vacanza.
La sera una ottima cena nella guesthouse con chiacchierata post-cena.
Relax.
Domani la prima di tre giornate di trekking lineare
Mestia-Adishi
Adishi-Ushguli
Ushguli non mi ricordo.

10 Agosto

10/08/2018
Ci svegliamo e piove, e pioverà tutto il giorno, così dicono le previsioni.
La colazione alla guesthouse Nino Rastiani di Mestia è galattica e me la godo, poi prendiamo i minivan per una strada sterrata e fangosa sotto la pioggia fino a Zabeshi in circa mezz'ora. Sotto la pioggia battente siamo in pochi a voler camminare, tra cui la guida che mi dice che gli vien male a stare tutto il giorno chiuso. Partiamo io, Claudia e i due pensionati coraggiosi Enzo e Carla. La salita, costante nel bosco per facile sentiero, ci porta da quota 1600 a quota 2500 sulle piste da sci.
Durante la salita ci chiediamo se stiamo seguendo un sentiero o un torrente, ma se pensiamo di trovare fango questo è niente rispetto alla discesa. La temperatura è scesa notevolmente, ormai ci sono pochi gradi sopra zero. Le cime intorno sono innevate intorno a quota 3000 e fa un freddo bestia. C'è un bar lungo le piste da sci, chiuso ma con un bell'ombrellone e andiamo tutti lì sotto. Mi cambio e mi metto un bel pile sotto il guscio, mangiamo velocemente qualcosa per tornare in movimento. Nel giro di cinque minuti arrivano moltissimi gruppi e andiamo tutti sotto il tendone. Sembra incredibile ma nonostante la pioggia battente c'è un mucchio di gente che fa trekking. Anche italiani (ci sono un mucchio di italiani in vacanza in Georgia, anche per fare trekking), e poi russi e inglesi. La discesa è meno lunga, Adishi è a 2000 metri di quota e con un po' di saliscendi ne faremo 500, ma essendo una discesa traversando i crinali becchiamo i torrenti ingrossati e un paio di divertenti guadi dove bisogna mettere i piedi sui sassi giusti, ma nulla di pericoloso. Fango tanto, a un certo punto affondo di 30 cm con il piede sinistro, poi vedo una mano uscire dalle sabbie mobili (qualcuno deve essere affondato e morto lì). Scherzo eheheh! Un cane ci segue, è pieno di cani ben educati che vogliono stare in compagnia. A Tbilisi li sterilizzano, fanno loro le vaccinazioni, mettono loro un chip sull'orecchio e i cani randagi tornano in libertà e non danno fastidio a nessuno. Arriviamo finalmente ad Adishi, un bellissimo paesino rurale di fondovalle con delle altissime case torri che rendono il paesaggio, nonostante la pioggia, molto suggestivo. Un sacco di foto. La guesthouse di Adishi è una vecchissima casa georgiana con il portico fuori a più piani, le stanze che danno sul portico, bagni in comune, tutti i letti con coperte di colore diverso. Una vecchia casa antica riattata ad alberghetto. Mi lavo sotto la grondaia tutto il fango che ho addosso e metto tutto ad asciugare che ce n'è bisogno, e poi mi prendo un bel tè nella sala comune.
Il mio letto e quello di Enzo sono nel corridoio, molto ruatico.
Finalmente smette di piovere nel pomeriggio, e così si capisce bene dove si trova questo bel paesino di Adishi. Qui arriva la strada dal fondo valle, che dopo 8 km di sterrato e fango termina proprio ad Adishi. Noi siamo arrivati da uno dei versanti e domani dovremo proseguire per la valle per poi salire sull'altro versante della valle.
Ora che sono andate via le nuvole al tramonto si ha la visione della regina delle montagne, il Tetnuldi, ben 4855 metri, sullo sfondo dietro le colline verdi e le torri del paese in primo piano.
Il Tetnuldi è bellissimo, con un crinale appuntito e innevato che svetta verso il cielo. Domani lo vedremo meglio quando arriveremo al passo a 2900 metri circa.
Ci dice Dato che domani ci aspetta un guado altissimo di circa 1 metro e 20, ma dovrebbero esserci dei cavalli a farci dei taxi a pagamento per circa 4 euro.
La cena è nella sala comune della guesthouse che più che una guesthouse sembra un rifugio alpino. Il menu, oltre alla katchapuri, la solita focaccia al formaggio, comprende fagioli, zuppa, spezzatino di carne e trippa, formaggio fatto in casa, pane, verdure stufate, melanzane fritte e pomodori.
La sera fa molto freddo, del resto siamo a oltre 2000 metri, e tiro fuori per la prima volta il piumino.
Dopo cena Dato ci racconta un poco di storie della Georgia.
Vado a braccio.
Turismo in Georgia: armeni perchè non possono andare in nessuno dei paesi confinanti con i quali sono in conflitto permanente, musulmani di Iran, turchi eccetera per venire a giocare al casinò, e già che ci sono bevono alcolici e qualcuno mangia maiale. E anche israeliani. Gli iraniani comprano molti appartamenti qui in Georgia per avere una seconda casa in caso di necessità.
L'ultimo anno ben 8 milioni di turisti in Georgia.
Ci racconta dell'alfabeto georgiano, che sto iniziando a imparare, e del periodo della dominazione sovietica e di come i georgiani l'hanno sempre mal sopportata, e di come anche Stalin (anche se era georgiano) è stato sempre poco sopportato in Georgia perchè non ha fatto praticamente nulla per lo stato georgiano. Ci racconta poi dell'economia georgiana, dell'oleodotto, delle nuove linee ferroviarie e portuali che potrebbero portare a un nuovo sviluppo. L'idea infatti sarebbe di bloccare la ferrovia che volevano costruire per la Turchia, e di pensare invece a un nuovo grande porto per tagliare fuori la Turchia dai traffici merci portuali.
Buonanotte!

11 agosto

11/08/2018
Giornata con il SOLE!!! Oddio, le nuvole ci sono, ci mancherebbe, ma almeno non piove. Tappa Adishi-Iprali lunga come chilometraggio, anche se il dislivello non è eccessivo, 850 di salita e 950 di discesa, ma ben 20 km. Adishi è a 2050 metri sul livello del mare, a fondo valle.
Si parte da Adishi dopo la colazione e si risale la verde valle per 6 km sul lato sinistro, con il fiume che ci scorre sulla destra. Dal nostro lato prati e attraversamenti di numerosi torrenti, dal lato opposto boschi e versanti scoscesi e franosi di colore rosso-nero.
Si giunge al guado. Un mucchio di cavalli fanno passare le orde di turisti (questo è uno dei trekking più frequentati della Georgia).
Subito dopo il guado inizia la salita sull'altro versante ma la pioggia forte degli ultimi giorni ha fatto il suo, e per oltre un'ora risaliamo fango, inzaccherandoci come si deve gli scarponi di melma marrone anche se è bellissimo vedere la fioritura al massimo splendore.
Oggi scorpacciati di mirtilli, che non se li mangia nessuno?! Ma come si fa? Io mangio e poi corro per recuperare dal gruppo.
L'ultima parte della salita avviente tra ettari di rododendri che donano il loro caratteristico colore giallo-verde della foglie alla montagna, fino ad arrivare al passo dal nome impronunciabile che ci dice alcune volte, inutilmente, Dato. Da lì altri 100 metri circa di dislivello e siamo in vetta a quota 2930. In vetta a un monte, ovviamente, senza nome.
A nord si vede il maestoso ghiacciaio di Adishi, ripidissimo nella parte superiore e dolce in quella inferiore. Nella parte inferiore si vede chiaramente come si sia ristretto il ghiacciaio: le pareti laterali di contenimento naturale dello stesso sono ormai pietrose e libere dal ghiaccio. Ogni tanto paurosi rombi provengono dal ghiacciaio. Noi non vediamo muovere niente ma immaginiamo ci siano sommovimenti potenti. La vetta del Tetnuldi (4855 m) e del Rustaveli è coperta dalle nuvole. Tutto intorno delle collinette verdi con altezze intorno ai 3000-3300 metri, per quanto possa sembrare strano. Pranzo in cima con pane, mela e frutta secca. La discesa sulla valle quasi parallela è piacevole, poi a fondo valle si entra di nuovo nella zona fangosa e zigzaghiamo per evitare di lordarci. Permafang.
Poi camminiamo molti chilometri di strada sterrata sul versante destro discendendo la valle. La valle si trasforma in canyon e l'acqua proveniente dal ghiacciaio scorre selvaggia e potente. Pareti di scisti appuntiti sulla sinistra. Arriviamo infine a Iprali dove ci aspettano i minivan che in 45 minuti (per fare 8 km) ci portano a Ushguli. La strada è una buca dietro l'altra con il precipizio a destra. Attraversiamo addirittura un fiume con cascata annessa. Ma se questa strada è un cesso ci dice Dato la sera che domani faremo il passo per Lenteki che al confronto la strada di oggi è una superstrada.
Sempre che sia aperto perchè le forti pioggie lo avevano reso inagibile ma a quanto pare sono riusciti a riaprirlo, altrimenti domani ci aspetterebbero circa 9 ore di auto anzichè 4 ore per fare pochi chilometri.
Arriviamo in un piccolo hotel a Ushguli che è, indubbiamente, il paesino più affascinante dello Svaneti. Ushguli è il nome del comune, formato da mi pare 5 frazioni nessuna delle quali si chiama Ushguli. Le torri svettano nell'ampia valle. Pulmini di turisti che sono follemente venuti in giornata in questo posto sperduto del globo sciroppandosi ore e ore di strada (strada?) sterrata. Molta gente con apparecchiature fotografiche e treppiedi cercano il posto giusto per fare la foto del viaggio, tra il fiume impetuoso, le torri, il monastero e le casette, con la vetta più alta della Georgia, lo Shkhara (pronuncia schara con la h aspirata) di oltre 5100 metri. Esco per una passeggiata perchè l'acqua per la doccia deve scaldarsi, farò la doccia stasera, e vedo dei cartelli di un film che è stato girato qui con attori e regista (femmina) locale nel 2017, dal titolo Dede, e fanno riferimento al bar Erguli, una costruzione in legno sulla riva del fiume. Vado a vedere al bar e alle 18 inizia la proiezione. Il film ha vinto premi e ha avuto anche una candidatura a Cannes So che farò in ritardo un po' per la cena ma ne approfitto. La sala è al primo piano del bar. Hanno oscurato gli spazi tra le assi di legno con dei teli perchè non si veda troppo la luce. Siamo una decina di spettatori. Il film è molto suggestivo e tratta di una storia di matrimoni combinati ambientata ancora ai giorni nostri (2008 anche se non c'è scritto). Al termine del film arrivo all'hotel giusto in tempo per la cena, con molti piatti di verdure cotte e crude e la focaccia stavolta ripiena di carne piccantina e non di formaggio. Stupefacente che in un pese fuori dal mondo e così isolato sono anche andato al cinema!!!
Ciao
Marcello

12, 13 agosto

12/08/2018
Ci svegliamo con un temporale da paura. Tuoni, fulmini e quant'altro. E' escluso poter fare una passeggiata, figuriamoci un'escursione a 3000 metri. Partiamo alle 10 circa da Ushguli. Dato chiama la polizia per chiedere informazioni riguardo alla strada per Lenteki, viste le forti pioggie. La polizia dice che si passa. Infatti si passa. 80 km di fuoristrada in mezzo alle montagne, sballottati che addirittura mi viene la nausea. La strada non è una strada, ma è una pista e non incrociamo neanche un'auto. Attraversiamo torrenti, guadiamo fiumi, un delirio. Non vedo l'ora che finisca. Troviamo solo un motociclista che fa allenamento per una gara tipo parigi-dakar con una macchina di appoggio e i meccanici al seguito del suo staff. Sono della repubblica ceca. 80 km in 4 ore e 20. Un vero incubo. Nell'unica pausetta troviamo porcini e castagne. Arriviamo a Lentheki, piccolo paesino che al confronto di quello che abbiamo visto è una metropoli. Continua a piovere ma alle 5 non ne posso più e mi faccio una passeggiata su per una strada sterrata fino a raggiungere un paio di paesini sperduti nelle montagne con circa 300 metri di dislivello tanto per non stare fermo. Si cena nella guesthouse che è proprio sulle rive del fiume che. Come sempre, va giù con una potenza cui non siamo abituati per le forti pendenze della valle.
Decisamente la giornata più pallosa del viaggio.
13/08/2018
Il tempo oggi è buono e abbiamo una giornata di trasferimento e visita, così come domani, poi ci aspettano 7 giorni di trekking consecutivi.
A Lentheki andiamo a vedere la chiesa in cima alla collina raggiungibile con un erto sentiero a tratti che richiede attenzione per non scivolare nel bosco ripido. Degli operai stanno infatti costruendo una nuova scala per giungere in cima senza pericolo.
Dopo alcune ore di viaggio arriviamo a vedere la chiesa decorata di Matriksminda, su un passo tra due valli in una splendida posizione. La chiesa ha fatto domanda per entrare nel patrimonio dell'Uensco. Ci fermiamo poi al lago artificiale di Shaori per mangiare qualcosa e proseguiamo fino al monastero Unesco, bellissimo di Gelati, poco prima di Kutaisi. A Kutaisi, seconda città della Georgia, visitiamo la cattedrale che è patrimonio dell'Unesco ma forse glielo tolgono perchè non gli sono piaciuti i lavori di ristrutturazione troppo moderni con ferro all'interno a vista. Però ò bello, sulla collina da cui si domina la città. Kutaisi è la seconda città della Georgia e da poco è qui il parlamento. Il nostro hotel, bellissimo, è sulla collina a circa 1 km dalla cattedrale e da qui si domina la città. Scendo a fare shopping al mercato. E' bello ogni tanto fare shopping, non vedevo negozi da una settimana. La cena è la migliore del viaggio. Come sempre servono tanti piattini già sul tavolo e ognuno si serve. Polpette, pollo arrosto, patatine arrosto, insalata russa, insalata di carote e curcuma, insalata di pollo e verze, pomodori e cetrioli, pollo con peperoni e cipolla, melanzane con salsa di noci, torta, anguria, tè e caffè e ammazzacaffè. La migliore cena finora. Dopo cena le signore vogliono vedere i regalini che ho preso per la famigliola. Poi passeggiatina in centro. Un georgiano ci ferma e chiede se siamo italiani in italiano, così ci dice che abitava a Roma. Roberto gli chiede:- a Roma dove?
Risposta:- a Rebibbia, due anni.
E che hai combinato?
Eh eheh
Il parco giochi è sulla collina accanto alla nostra, ci passo ma non c'è quasi nessuno, sono giostre per bambini e per i bambini è un po' tardi. Dal nostro hotel dal balcone si vedono in 90 gradi da sinistra Venere, Giove, Saturno, e Marte con lo scorpione in mezzo.
Buonanotte!

14, 15 agosto

14/08/2018
Oggi trasferimento.
Si parte da Kutaisi dopo colazione e ci fermiamo in una stazione di servizio per fare la spesa per i giorni di campeggio. Prendo un po' di scatolette ma non si trovano forchetta, coltello e cucchiaio.
Arriviamo poi a Uplitstshke verso mezzogiorno e mezza e visitiamo la città rupestre. Il posto è incredibile, con le case, chiese e ogni altro edificio scavati nella roccia su una collina di arenaria accanto al fiume Mtkvani (che è il fiume di Tbilisi ma più a monte). Dato ci spiega la storia della città che è stata fondata circa 1 millennio avanti Cristo ed è stata poi distrutta dalle invasioni mongole intorno al 1400. La visita ci prende circa 1 ora e mezza e l'uscita dalla città è attraverso il tunnel segreto che veniva utilizzato per andare a prendere l'acqua al fiume durante i periodi di assedio. Si mangia qualcosina velocemente per poi andare a Mtsheka, a pochi chilometri da Tbilisi. Qui si trova una delle più importanti chiese della Georgia, protetta dall'Unesco, in un paesino molto turistico con tantissimi bei negozietti di souvenir per turisti.
Poi si risale la valle verso la Russia lungo la strada militare georgiana fino ad arrivare, dopo una vertiginosa salita con molti tornanti, al paesino di Gudauri, la più importante località sciistica della Georgia con 57 km di piste. Alloggiamo in una buona guesthouse con cena superlativa, con pesce al forno, purè fatto in casa, focaccia con il formaggio, verdure e due tipi diversi di melanzane. Piove, ma durante la giornata ha tenuto.
La sera veniamo a sapere del disastro di Genova.
15/08/2018
Dopo circa una trentina di chilometri e un passo a 3300 che ci porta nello spartiacque della Russia a nord del Caucaso arriviamo a Stepandsminda, cioè al fratello di Stefania Santo Stefano. La collina di Gergeti, con la chiesa nella posizione più spettacolare della Georgia, domina la città da Ovest.
Arriviamo per una strada sterrata fino alla chiesa a quota 2170 e da lì risaliamo verso est il monte Kazbek per la via normale fino al ghiacciaio. Il Caucaso è una catena montuosa le cui vette sono generalmente di granito, mentre le pendici sono di scisti. Il Kazbek è invece un vulcano spento dunque è di roccia basaltica, ma lo si vede solo nei canyon perchè è quasi tutto ricoperto da erbetta verde bassa. A quota 3000 stanno costruendo un rifugio nuovo. Ci fermiamo dopo un paio di divertenti guadi sul ghiacciaio a quota 3300 dove pranziamo prima di ridiscendere. Alcuni hanno mollato prima dunque siamo in 7 alla fine della passeggiata, oltre naturalmente alla guida.
Poi torniamo giù e ci sistemiamo un una guesthouse carina ma alcune camere nella dependance sono, diciamo così, datate e senza bagno in camera. A me frega poco ma qualcuno non gradisce.
Mi faccio una passeggiata in centro e trovo un bicchiere per i giorni di campeggio, ma non trovo neanche qui forchetta, coltello e cucchiaio. Chiedo in tutti i negozi del paese. Niente da fare. Li ruberò in qualche guesthouse.
Il paese è carino, pieno di negozietti che, considerando dove siamo, al confine della Russia con file di camion che devono passare la dogana e a 1700 di quota, è molto bello.
La cena è ottima e abbondante con zuppa, pomodori, cetrioli, peperoni ripieni di carne e riso. Dopo cena io e Roberto ci andiamo a bere una birra e a chicchierare un po'.
Il tempo sarà buono ancora due giorni ma probabilmente peggiorerà proprio quando andremo in campeggio, maledizione.
Dunque non aspettatevi mail dal 18 al 21, spero di riuscire a scrivervi il 22.

16, 17, 18, 19, 20 Agosto

16/08/2018
Lasciamo Stepandsminda la mattina e salutiamo le strade asfaltate: non ne vedremo più per una settimana. Uscendo dal paese vediamo la stupenda cima del monte Kazbek, oltre i 5000 metri, in prospettiva dietro la chiesa di Gergeti che domina la collina del paese, che è la foto classica del paese.
Dopo 40 km di una ampia valle laterale arriviamo a Juta, paesino con poco più di 4 case ma molte guesthouse e alloggi in quanto punto di partenza o di arrivo del lungo trekking di oggi, da Juta a Roshka. Il tempo è bello, ci sono un po' di nuvole ma nessun fastidio. Il percorso è uno dei più belli del trekking, risaliamo la valle fino ad arrivare al passo di Chaukhi, sulla sinistra del monte omonimo (oltre 3800 metri). Un torrente non lo si riesce a superare sui sassi, così ci mettiamo i sandali e ci congeliamo i piedi per una decina di metri.
Mano a mano che si risale la valle il paesaggio diventa sempre più ampio e si rivede il monte Kazbek dietro delle collinone verdi di oltre 3000 metri. Quando si superano i 3000 si inizia ad andare molto piano, si sente l'aria rarefatta. Ci fermiamo poco prima del passo per mangiare. L'altro versante è scosceso. L'inizio è su sentiero molto ripido e bisogna scegliere bene dove passare, poi inizia un vertiginoso e divertentissimo ghiaione che mi diverte per ben 400 metri di dislivello, una vera goduria. Dalla fine del ghiaione in poco più di un'ora siamo all'appuntamento con le auto che ci portano al paese di Roshka, 4 case a 2000 metri di quota.
Quando dico 4 case dico proprio 4 case, come Juta. In questi paesi non c'è neanche un negozio, nulla. Solo mucche e contadini. Qualche bambino va in giro con la bici.
La guesthouse dove alloggiamo è appena costruita, anzi ancora un poco in costruzione, ma molto confortevole. La cena è ottima, come sempre da queste parti: Khinkhali (i ravioloni ripieni), verdure varie tra cui una varietà di capperi che cresce da queste parti lessi e conditi con foglie e tutto, dal sapore delicato. La sera andiamo in discoteca a ballare fino alle 4.00.
17/08/2018
Ottima anche la colazione, posto molto confortevole. Oggi risaliamo la valle che abbiamo appena sceso ma nell'altro versante per andare a vedere i laghi di Abudelauri, che sono 3, vicini, uno bianco, uno verde e uno blu. Quello bianco l'avevamo visto scendendo dalla valle il giorno prima, andiamo a vedere quello verde e quello blu, un paesaggio da sogno. La valle è piena di sassi enormi (la nostra guesthouse si chiamava area delle rocce) e c'è una leggenda sull'origine di questi sassi in una battaglia tra dei che Dato ci racconta. Ridiscendiamo al paese e poi scendiamo fino a valle (ma non tutti, i maschi pigroni e qualche femmina preferiscono andare giù fino a quota 1500 con l'auto).
Poi altri 40 km di sterrato, tra cui un passo a quota 2600 con una salita piena di tornanti e una discesa in una valle prima ampia che poi scendendo diventa un canyon. Poco prima di Shatili una signora si allena con ripetute di scatti sulla strada sterrata, scopriamo poi che è una turista inglese del nostro hotel. Arriviamo a Shatili, una città fortificata di torri estremamente suggestiva, e noi dormiamo all'interno di una delle torri che è stata risistemata per farne un alberghetto. Le torri non sono abitate tranne dove siamo noi. Anche qui 4 case e un minimarket delle dimensioni 2 metri per 2 metri. Stiamo andando verso la zona più selvaggia della Georgia.
Facciamo i bagagli per il viaggio dei prossimi 3 giorni, molte cose le lasceremo nei minivan che ci riprenderanno il 22 mattina, non ha senso caricare i bagagli con del peso inutile.
La cena vista fiume è, come sempre nelle guesthouse, ottima. Da segnalare la zuppa di lenticchie a cui si può aggiungere riso bianco, khinkhali e verdure cotte e crude, e una speciale cotoletta di pollo impanata e fritta però molto spessa.
Le previsioni per domani dicono molto male.
18/08/2018
Il programma della giornata prevede la partenza a piedi per il trek di 3 giorni da Shatili a Girevi attraversando l'Atsunta pass di 3500 metri, circa 50 km con 2 notti di campeggio senza attraversare alcun villaggio. Seguirà una notte in guesthouse a Girevi e poi altri due giorni, gli ultimi, di trek da Girevi a Omalo con una notte in campeggio a 3000 metri,
Da Shatili partiamo con i minivan per l'ultima volta, ne verranno altri a prenderci, e con i minivan ci fermiamo poco dopo Shatili per vedere delle case chiuse. Quando c'è stata la peste intorno al 1500 hanno chiuso dentro queste case i malati per evitare il contagio. Le persone venivano chiuse dentro vive con i loro vestiti e proprietà. All'arrivo dei russi che non credevano in queste usanze le tombe sono state violate e rubati i gioielli intorno al 1800. Da qui si vede il confine russo a 300 metri, e ci dono 300 meti di zona neutrale. Siamo proprio al limite della zona e non è possibile prendere i sentieri a partire dalle tombe, c'è proprio scritto che è vietato entrare in quella zona. Per arrivare alle tombe abbiamo disceso la valle di ieri, ma da qui risaliamo un torrente secondario, in quanto il fiume entra in Russia. La strada, come sempre sterrata, segue il canyon e vediamo e raccogliamo anche un rametto di canapa indiana spontanea ai bordi della strada.
Ci fermiamo alla dogana e scarichiamo i bagagli in attesa dell'arrivo dei cavalli. Il posto di dogana serve per registrare le zone che entrano nel sentiero da Mutso a Girevi, perchè è vicino al confine e vogliono essere sicuri che nei 3 giorni canonici chi entra anche esca e non vada in Russia o arrivi dalla Russia Dopo la registrazione dei passaporti alle ore 11 arrivano i cavalli, mentre in cielo si sta preparando la tempesta perfetta.
Seguiamo a piedi il canyon risalendolo con alcuni tratti dirupati ed esposti fino ad arrivare a una casa, intorno a mezzogiorno, dove vendono anche generi di prima necessità e danno alloggio. Alle 12.30 ci fermiamo prima dell'inizio della salita vera e propria. Abbiamo risalito 200 metri di dislivello e ce ne aspettano 1100, ancora, in quanto il canpo è a quota 2900. Dato ci informa che è meglio mangiare prima della pioggia, così velocemente sbocconcelliamo qualcosa. La salita è ripida e poco dopo che iniziamo a camminare arriva un violentissimo temporale. Tuoni, fulmimi e acqua a gogo. Il sentiero diventa fangoso e scivolosissimo. Ognuno va con il suo ritmo in mezzo a questo disastro. Dura circa un'ora, poi temporaneamente rischiara proprio quando arriviamo a quota 2500 dove c'è un posto di controllo dei militari georgiani a cui viene mostrato l'elenco degli escursionisti. Data la situazione (si rimette e piovere e fa un freddo bestia), ci fanno entrare nella loro tenda deposito di colore verde, dentro la quale tutte le cose nere o grigie o marroni diventano di colore viola per una stranissima composizione dei colori, così che ognuno non riconosce più i suoi abiti che erano stati poggiati da qualche parte. Siamo in piedi, strettissimi, ad aspettare gli ultimi ritardatari, e intanto scoppia un altro violento temporale. Aspettiamo mezz'ora, appena diminuisce di intensità si riparte. Io da solo me ne sarei tornato indietro ma Dato dice che non c'è rischio fulmini in quanto sono solo sulla cima delle montagne. I cavalli, che non vediamo per il nebbione in mezzo alla pioggia, mi informano che ci hanno superato con i loro bagagli. Risaliamo a lungo una ampia cresta per un paio di chilometri, Rachelina e Elisa sono in difficoltà e Dato mi spiega la strada per arrivare al campo. Io le attendo anche perchè la visibilità è una o due decine di metri. Si entra in costa in mezzo ai rododendri per altri due chilometri, si supera un torrente secco e intanto il temporale infierisce con grandine fina, mentre tutto intorno il paesaggio si fa bianco per la grandine grossa che deve essere caduta con il primo temporale della giornata. Arriviamo al campo alle sei passate di pomeriggio in condizioni proibitive. La temperatura è di al massimo 3 gradi, piove pioggia gelida e, tutti infradiciati, dobbiamo montare le tende. Fortunatamente arrivando con gli ultimi trovo la tenda già montata. Prendo quel poco che serve e metto il resto dentro dei sacchi impermeabili. E' difficile fare comprendere a chi legge la situazione: pioggia gelata, freddo da avere le mani intirizzite, siamo completamente fradici sotto le intemperie e tutto quello che dobbiamo mettere dentro la tenda tempo che lo tiriamo fuori e si bagna. Nebbia e fulmini. Spogliarsi, asciugarsi, vestirsi, mangiare 2 scatolette e coprirsi con tutto quello che si ha e subito dentro il sacco a pelo. Forti raffiche investono le tende fino alle 3. Vado a far la pipì solo quando spiove intorno alle 4, il cielo è stellato e si vedono residui di fulmini in lontananza.
19/08/2018
Lo schifo di ieri ci ricompensa con una bellissima giornata. Il sole, coperto dalla montagna, sorge molto tardi, così restiamo fino alle 10 a lasciare asciugare tutto quanto. Mangio biscotti e nutella da tagliare con il coltello. Fa freddo e tra un biscotto e l'altro salgo e scendo un masso per scaldarmi, presto imitato da altri che si stanno congelando. Partiamo alle 10 e, a parte il freddo, la giornata è bellissima. Saliamo con ripidi tornanti fino al passo di Atsunta ed è come salire in cima a una montagna. Tengo un bel passo lento ma continuo e in poco più di un'ora e mezza sono su. Il panorama è bellissimo e farò moltissime foto in fase di discesa, tra pendii vedi e torrenti impetuosi. Arriva anche il punto chiave: il guado più alto con l'acqua al ginocchio, che superiamo agevolmente, anche se io sempre con i sandali e mai a piedi nudi, mentre qualcuno si arrischia.
Il campo dove montiamo le tende è pianeggiante, a quota 2500, con un piccolo negozietto e una sorgente d'acqua e un gabinetto a caduta. C'è una sorgente a un centinaio di metri dalle tende e lì vicino una giocane turista fa esercizi di ginnastica anche in posizioni quasi da equilibrismo attirando l'attenzione dei maschi presenti. Il tempo è buono a parte il vento e i temporali previsti non arrivano. Con un po' d'acqua calda mi preparo dei noodles cinesi nella tenda comune, che ieri ovviamente non era stata montata, già alle 6 ho cenato. E' una bellissima serata ventosa ma la notte viene una umidità tale che ci gocciola anche qualcosina dentro la tenda chiusa. Il freddo è tale che la mattina dopo parte dell'umidità sulle tende è ghiacciata. Infatti stando vestito dentro il sacco a pelo ho avuto un po' di freddo alle gambe, e andare a fare la pipì sotto lo splendido cielo stellato durante la notte è stata una necessità e non una scelta.
20/08/2018
Oggi il dislivello è poco, siamo in costa a fare numerosi saliscendo scendendo la valle sulla sinistra. La mattina i pastori preparano il katchapurri, la focaccia con il formaggio. Io guardo, imparo la ricetta e ne prendo una per il pranzo che dividerò con Mauro. Superiamo numerosi torrenti da valli laterali passando in maniera abbastanza agevole sui sassi. Il paesaggio è bello ma è sempre quello per i primi 10 km.
Parentesi: i cani.
I cani in Georgia sono simpatici e affettuosi, si fanno coccolare e prendono il cibo se glielo porgi. Estremamente amichevoli. Dei cani ci hanno seguito a lungo nei trekking per dislivelli importanti, anche 800 metri, tanto per stare in compagnia senza chiederci nulla. Nel Tusheti, che è la zona in cui ci troviamo, no. Qui i cani pastori sono aggressivi e quando ci avviciniamo alle greggi di mucche (le greggi di pecore le vediamo ma sono troppo lontane dal sentiero) si comportano in maniera poco simpatica. Dato ci spiega che cercano di aggredire bisogna puntare contro di loro i bastoncini. Io, senza bastoncini, godo dell'immunità di gruppo quando incontriamo un paio di cani cattivoni. Gli ultimi 5 km sono invece bellissimi. Incontriamo alcuni villaggi medievali ormai in rovina costruiti con sassi, con alcune torri ancora completamente intatte. Qui siamo al confine con la Russia e quando nel medioevo la Georgia era alleata dell'impero bizantino qui correva il confine. I villaggi sono costruiti in maniera tale che da uno sia visibile il successivo, in modo da poter comunicare velocemente lungo la valle una possibile invasione dalle tribù barbare da nord. Intorno ai primi del 1900 sono stati abbandonati. Arriviamo a Girevi, che è proprio uno di questi villaggi, anche se ormai resta ben poco di antico e le costruzioni sono di legno con tetti in alluminio. I cavalli ci hanno superato da poco e hanno scaricato i bagagli davanti alla guesthouse, ma noi dobbiamo passare prima dalla polizia per l'identificazione, vogliono essere sicuri che nessuno di coloro che transitano per la valle siano andati in Cecenia, che è al di là delle montagne. Ci dice Dato che è assolutamente vietato attraversare il confine oltre ai valichi stabiliti pena l'arresto immediato.
La nostra guesthouse, dopo 3 giorni di nulla, ci sembra il grand hotel e il paesino, Girevi, ci sembra una metropoli. E' in una posizione splendida, sui pendici nord di una ampia valle dirupata a sud, con intorno i resti di paesini medievali e torri in pietra in rovina. Ci sono addirittura 4 guesthouse più una in costruzione, 2 negozietti di alimentari e un bar. Una grande città. Dato ci dice che d'inverno è disabitato e che per arrivare qui in auto serve guadare in 2 punti un fiume ed è necessario che l'auto sia pesante per evitare che la corrente se la porti. Mi prendo una birra offerta da Mauro nella veranda della guesthouse e tra poco vado a farmi un giro "in centro"...!
Ci manca domani sera l'ultimo campo in tenda a quota 3000 e la discesa a Omalo dove terminerà il trekking.

20, 21 Agosto

20/08/2018
E' pomeriggio e mi faccio un giro in "centro"
Il paesino, come dicevo, ha due negozi. Uno è chiuso. Nell'altro una signora e una ragazza di diciotto anni che parla inglese stanno facendo il pane. Vendono bevande, qualche snack e calzini o altro in lana. Mi ritrovo lì davanti con Carla, Claudia e Rachelina. Ci prendiamo quasi tutti qualche cosa in lana, ma io ho finito i lari, ne ho solo 5, Claudia me li presta. La signora e la ragazza, gentilissime, ci offrono il pane appena sfornato. Usano il forno come in Iran, una conca con la carbonella in fondo, il pane viene attaccato all'interno in pietra fino a cottura. Vado in "piazza". Dei bambini corrono su e giù, ma poi arriva un signore con ben 3 cani e tutti corrono per vedere i cani. Siamo nel 1800, uno spettacolo.
Torno alla guesthouse per la cena, abbondante e buonissima, con pollo in umido, agnello al forno, verdure cotte e crude, una specie di insalata russa, katchapurri, vino e grappa, e la sera sarò allegro.
Il tempo per domani dà rischio di temporali in serata.
5 persone sono stanche del trekking e chiedono se si può trovare un'auto che li porti direttamente a Omalo.
Il programma prevede una salita di 1100 metri e un campo a quota 3000 il giorno 21 per poi scendere il 22 a Omalo. Le previsioni danno per domani rischio di temporali in serata.
Io dico una frase che poi scatenerà il dibattito.
"Se quando siamo al campo si mette a piovere, piuttosto che prenderci l'acqua preferirei scendere direttamente fino a Omalo, faccio altre 4 ore ma almeno non mi ritrovo in una situazione come quella dell'altra sera".
Dato che i più lenti hanno già abbandonato (tranne Enzo, 78 anni che ne fa una questione di principio e non molla neanche a morire), si apre il brain storming, ed è vietato alzarsi da tavola fino a che non si prende una decisione su cosa fare. Io mi astengo, che si decida quello che si vuole, tanto ho già deciso che non mi prenderò acqua in campeggio a 3000 metri.
Alla fine la decisione è presa: si va tutti direttamente a Omalo sperando di trovare posti letto nelle guesthouse (qui a Girevi non si può neanche telefonare per chiedere, non c'è campo), tranne i cinque che vanno a Omalo in auto. Si tratta di fare 25 km circa con 1300 di dislivello sia positivo che negativo.
Ebbro dalle grappe e dal vino e felice per la sfacchinata di domani (detto tra noi fisicamente mi sento un drago) vado a dormire.
21/08/2018
Ottima colazione classica, formaggio, salume cotto, pomodori, cetrioli, burro, marmellata e frittata con le cipolle. Si prende il pane nel posto di ieri e si parte alle 8.40. Carla cambia idea e non va in auto (la signora di 70 anni) e viene a piedi con noi.
Scendiamo lungo il fiume costeggiandolo anche molto vicino sul lato sinistro per circa 30 minuti e vediamo un altro paese fortificato, Parsma, dove incontriamo un pastore georgiano che ci saluta in italiano perchè ha fatto il pastore per alcuni anni in Puglia. Attraversiamo il fiume, ormai troppo grosso per essere guadato, su un ottimo ponte (da lontano) a cui invece manca qualche asse e qualche passamano, qui è pieno di ponti improbabili. Dopo un breve tratto in piano iniziamo una ripidissima salita che ci porterà da quota 1900 a quota 2900 su un bellissimo pendio pieno di rododendri e MIRTILLI. Inutile dire che farò numerose pause e poi mi metto a correre in salita per recuperare. Oggi ne avrò mangiati, complessivamente nella giornata, un boccale di birra da mezzo litro. Da indigestione. Arrivo tra i primi al passo e chiedo a Dato se posso salire in cima alla vetta sulla sinistra, di 3100 metri, che altro non è che una grossa collinona verde, per poi riprendere tutti lungo il sentiero. Ripeto: sono in una forma smagliante. Il panorama a 360° è bellissimo, c'è un piccolo ripetitore del wifi alimentato a energia solare poco sotto la cima. A nord la catena montuosa si cime invalicabili oltre i 4000 metri che separano la Georgia (la regione del Tusheti) dalla Russia (Cecenia e Daghestan). A sud vali boscose profondissime. A est, dove andiamo, un lunghissimo crinale di oltre 10 km verde e ampio, che dopo la pausa pranzo (paninone di mezzo metro col tonno) ci facciamo tutto. Arriviamo al posto dove avremmo dovuto fare il campo intorno alle 2. Chiedo a Dato di andare avanti e farmi una corsetta. Ho le cuffie, prima l'ultimo di Steven Wilson e poi gli Horrors, e corro praticamente fino a valle a quota 1850. Si devono risalira 200 metri sulla collina di fronte per arrivare a Omalo alta. Il paesaggio è vario e bellissimo. Boschi, prati e dirupi. Un balcone naturale quasi in cima ha un cartello che spiega quali sono i rapaci che si vedono volare sopra il profondissimo canyon di fronte.
Continuo per la strada fino a incontrare tre di coloro che erano venuti in auto e stavano facendo una passeggiata, e mono male perchè se no neanche trovavo il paese che era nascosto.
Con loro arrivo a Omalo intorno alle 4 e mezza, con 27 km e 1500 di dislivello sia positivo che negativo e sto proprio bene.
Il paese si trova proprio sotto la rocca del castello ed è delizioso. Una piazza in una conca circondata da casette, bar e guesthouse. Magico. La camera, piccola e niente di che, da però sul portico che dà sulla piazza dove dei bambini giocano. La padrona di casa ha in braccio una bimba, Anna, di pochi mesi. Mi prendo una birra al bar (vi rendete conto, qui c'è un BAR!!!) e doccia e vi scrivo dal portico. Una giornata meravigliosa. Sono le 18 e il paradiso deve essere qualcosa del genere.

22, 23, 24 Agosto

22/08/2018
E' l'ultimo giorno di trekking, anche se il trekking è finito decidiamo di fare una escursione defaticante, così dopo la colazione ci avviamo per il paesino di Shenako. E' un percorso facile su strada sterrata (anche se non passa neanche un'auto). Si scende dal paesino di Omalo alta che è in cima alla collina di 450 metri, si supera il fiume con un ponte di quelli improbabili, con assi piene di buche (ma su cui transiatno le auto, ovviamente con attenzione) e poi si sale di 300 metri su strada e sentiero ripido. Il paese di Shenako, a 7 km da Omalo, è diviso in due parti dalla valle. A sinistra, con la parete posteriore nella montagna, le case del paese invernale, una sessantina, con la fronte esposta a sud. Era il luogo dove gli abitanti stavano d'inverno quando non c'era il rischio di essere attaccati dai nemici. A destra il paese estivo, con un paio di guesthouse e qualche negozietto dove facciamo acquisti. Si pranza nel prato davanti alla piccolissima chiesa, in cui un prete sta celebrando la funzione. A pochi passi dalla chiesa l'altare pagano (qui in Tusheti ci sono ancora animisti), vicino al quale le donne non possono accedere. Il ritorno è a ritmo da ultimo giorno di scuola, con pausette anche a Omalo bassa per vedere dei negozietti che non ci sono, e i biscotti si comprano dentro le case private di qualcuno che ha scritto a penna shop sul cancello. La sera ultima cena a Omalo. Arrivano anche i tre tuisti che ci accompagneranno nei prossimi due giorni fino a Tbilisi, e ci portano i bagagli che avevamo abbandonato per i 5 giorni di trekking.
Due parole sul Tusheti: L'unica strada che arriva al Tusheti è chiusa da novembre ad aprile, e non c'è altro modo di accedere alla valle, dunque i moltissimi paesi presenti sono abitati solo d'estate, tranne alcune famiglie che rimangono in zona per l'inverno. D'inverno si trasferiscono nella pianura al di là del passo di Abano, che faremo domani, vicino alla regione vinicola del Khakheti, la zona più orientale della Georgia.
23/08/2018
Ci informa Dato che l'Abano pass è considerata la strada più pericolosa d'Europa.
Pericolosa non so, ma impressionante senz'altro.
Si parte alla 9 dopo colazione e si scende a quota 1500, poi si risale una gola e infone si sale una montagna con un numero imprecisato di tornanti, seguendo delle moto ktm che si vede che stanno facendo allenamento per delle gare. Erano le stesse moto che erano in piazza a Omalo ieri. I piloti son tutti ragazzini.
La strada è, come ormai da una settimana a questa parte, sterrata, e Dato ci dirà che è anche in buone condizioni. Per me è un incubo. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che sono stato male in macchina, una del notro gruppo vomiterà.
La discesa da quota 2960 a 300 metri sul livello del mare è ancora più impressionante. Si susseguono tornanti con curve nel vuoto su una parete ripidissima e senza guardrail che solo a guardare giù si vede il baratro dai finestrini. Bravi gli autisti, piano e sicuri, ma non è rilassante. Dopo aver sceso 1000 metri di dislivello sembra finita con un lungo traverso di 5 km, e invece si riprendono i numerosissimi tornanti fino a scendere sul fondo del canyon, che seguiamo per oltre un'ora. Alla fine arriviamo all'asfalto, dopo ben 3 ore e 20 di manicomio. Quando ci fermiamo non ne potevo più, ho lo stomaco stramazzato e magio qualcosa proprio per placarne gli spasmi.
Un negozio, piccolo, dopo tanti giorni nel nulla ci pare un'ipermercato. Pizzetta fritte ripiena di patate e formaggio e un cono gelato ai giardinetti del parco davanti al centro culturale di Alvani, e poi si va a visitare nel primo pomeriggio la grande chiesa di Alaverdi. Dato ci racconta che dopo avere vinto una battaglia contro i turchi il re disse al condottiero del Tusheti (la regione montuosa) di corre fino a che il suo cavallo ce l'avrebbe fatta, e gli avrebbe dato quel territorio. Il cavallo morì qui e da allora il Tusheti ha una piccola parte (non troppo piccola) di pianura dove possono andare gli abitatni del Tusheti durante l'inverno in cui il passo di Abano è chiuso.
Dopo andiamo a visitare una azienda vinicola e facciamo anche l'assaggio di 4 vini e di una grappa. La Georgia è il paese del vino, qui si vinifica da oltre 8000 anni documentati e ci sono 160 vitigni autoctoni (per capire, l'Italia non arriva a 60). Usano metodi diversi di vinificazione, sia all'europea, sia con la buccia che senza buccia, sia nelle botti che con il metodo tradizionale nelle anfore come ai tempi antichi. Un gruppo di turisti calabresi durante la degustazione intona la società dei magnaccioni e romagna mia. Dopo i 4 assaggi e la grappa sono un po' brillo, ma non devo guidare. Arriviamo alle 5 a Sighnagi, chiamata la cittadina dell'amore, dove vengono a sposarsi i giovani di Tbilisi in quanto paese romantico sulle colline. Il paesaggio è molto bello. E' pieno di negozietti, vorrei fare acquisti ma ho finito i lari e non ci sono cambi, poi trovo un bancomat, prendo l'equivalente di 33 euro e mi sbizzarisco per le bancarelle. La cena è l'ultima tutti insieme. Domani si arriva a Tbilisi e la compagnia si scioglie. Metà gruppo parte a mezzanotte e mezzo per l'aeroporto mentre l'altra metà alle 10 e mezza di mattina.
L'hotel è carino e la cena ottima come sempre. Incredibile ma vero: bagno in camera. Siamo tornati alla civiltà!
Quando arrivo a casa organizziamo una cena di cucina georgiana.
24/08/2018
La giornata, dopo la colazione, è fondamentalmente di trasferimento a Tbilisi, ci fermiamo solo a vedere Davit Gareja. La strada da Sighnagi attraversa delle colline verdi e poi la zona vinicola e agricola del Khakheti, tra coltivazioni di ogni genere. Si esce dalla strada principale per gli ultimi 40 km di strada sterrata non particolarmente invitante, ma ci abbiamo fatto il callo, e si arriva a Davit Gareja, al confine con l'Azerbaijian in un territorio semideseertico. Si parcheggia ai piedi di una ripida collina che presenta delle bellissime pareti oblique di liscia arenaria, e la si risale per sentiero. Dato ci diceva che è uno dei posti più caldi della Georgia e sotto il sole è da morire, ma noi troviamo nuvole e ventilato, per cui l'escursione (180 metri di dislivello) procede senza alcuna difficoltà climatica. Dall'altra parte si vede, in basso, il confine con l'Azerbaijian e il territorio azero, delimitato da una recinzione, e si vedono le caserme azere. Lo spettacolo è però sulla collina sulla quale ci troviamo. Qui il più importante dei tredici preti missionari che ha diffuso la religione in Georgia aveva fondato un monastero scavato nella roccia, dunque seguendo il sentiero dal lato azero della collina vediamo cappelle affrescate scavate all'interno dell'arenaria con pozzi, un refettorio, resti della basilica. In alcuni punti tocca arrampicarsi per vedere gli affreschi più significativi.I monasteri sono stati distrutti intorno al 1500 da una invasione di tribù turche che uccise oltre 6000 persone e tutti i monasteri (numerosi) della zona. Ora hanno ripreso a funzionare 3 dei monasteri antichi, ma quello di Davit Gareja (in piena fase di lavori di ristrutturazione) non è più nelle antiche grotte ma ai piedi della parete di arenaria dal lato georgiano della collina. Dopo un'altra oretta di strada infame ritroviamo un asfalto infame fino a una cittadina in pieno stile ex unione sovietica. Sembra di essere negli anni '70. Condomini, negozietti e auto fuori tempo massimo. Ma anche qui una cocacola e un katchapurri si trovano, e così di fermiamo per la sosta pranzo. Poi è solo asfalto fino all'albergo, lo stesso penthouse dove avevamo dormito le prime due notti. Sono stanco e mi faccio un pisolino dalle 2 alle 4 di pomeriggio, poi passeggiatina per le ultime compere per la città. Rifaccio le stradine della città vecchia fino a piazza libertà e al corso Rustaveli, dove entro in un bellissimo centro commerciale stile occidentale, ma decisamente piacevole e in un certo qual modo diverso dall'omologazione nonostante i numerosi marchi internazionali. Ritorno con grandissima calma e faccio gli ultimi acquisti, ma sono decisamente troppi, ed è un disastro riuscire a fare stare tutto nello zaino. Infatti non ci riesco allora alcune cose le attacco allo zaino con le cinghie e poi uso un'intero rotolo di nastro adesivo per bloccare tutto (speriamo bene) intorno allo zaino stesso. Usciamo per cena in sette per l'ultima cena da Samokitno, una catena che fa cibi tipici georgiani a prezzi georgiani con clienti georgiani. Pare quasi male spendere solo 5 euro e mezzo per una ottima cena, ma così è. Alle 9 sono in camera e dopo una doccia dormicchio fino a mezzanotte, poi abbiamo il transfer all'aeroporto. Se prendo la coincidenza a Istanbul arrivo in orario a Udine. Speriamo bene e fine della vacanza.
Marcello